Dura la vita per i freni Brembo alla Dakar. Ecco la giornata tipo di una pinza alla corsa più dura al mondo per le auto e anche per gli impianti frenanti.
UNA GIORNATA TIPO DI UNA PINZA FRENO BREMBO ALLA DAKAR
Per la prima volta una pinza freno utilizzata alla Dakar ha deciso di raccontarsi. Scoprite di più su tutto ciò che le accade in 24 ore.
Ore 7: Dopo la pulizia e il controllo dei componenti i meccanici riposizionano le pinze sulla vettura
Ore 8: Prima della partenza i 6 pistoni di cui sono dotate le pinze fanno avanti e indietro 5 o 6 volte, il modo ideale per controllarne il funzionamento. Per l’occasione la Brembo ha scelto pastiglie da 164 mm anzichè da 140 mm, e il disco freno da 355 mm, composto da una fascia frenante in ghisa e da una campana in alluminio che combinano resistenza a leggerezza.
Ore 8.40: Inizia la speciale. Prima marcia, seconda, terza, “attento là avanti a quel terrapieno”, sento annunciare dal copilota. Mi preparo anch’io. Il piede preme sul pedale che trasferisce la forza al liquido del freno che arriva in un baleno a me: i miei pistoni si attivano e spingono sulla pastiglia che va a contatto con il disco del freno. Il pilota ha calcolato timing e pressione alla perfezione. Percorriamo la curva in derapata e riprendiamo ad accelerare. La prima staccata della giornata è andata. Abbiamo rotto il ghiaccio.
Ore 10.10: per due ore il rituale si reitera ad intervalli irregolari: cambia solo lo sforzo che il pilota esercita sul pedale e la durata dell’operazione. Complice l’alzarsi del sole e lo sforzo ripetuto la mia temperatura corporea è salita, sono sui 190°C, ma mi sento in forma, mi sono allenato a lungo per non accusare defaillance nemmeno a temperature superiori. Il mio range di temperatura ottimale va da 150 °C ai 200 °C ma anche a 230-240°C sono in grado di adempiere alle mie funzioni.
Ore 11.05: abbiamo appena affrontato una staccata da paura, da 180 km/h a 60 km/h. Uno sforzo pazzesco, specie considerando che l’auto su cui mi trovo pesa quasi il triplo di una vettura da rally. A scaldarsi più di tutti è stato il disco: la sua fascia frenante ha raggiunto i 750 °C ma non ha subito alcuna deformazione. Per prevenire questo problema i tecnici Brembo hanno lavorato sulla flottanza, grazie alla quale è possibile evitarne la dilatazione.
Ore 12.45: questa sezione ricca di pietre non ci voleva. Sta sballottando pilota e navigatore a destra e sinistra ma per fortuna io sono ben ancorata all’auto. Naturalmente anch’io sono stata colpita da più di un sasso ma nonostante le botte ricevute sono qui a pieno servizio. Approfitto di questo spazio per ringraziare pubblicamente i progettisti che hanno posizionato la canalizzazione interna e i tappi di spurgo all’interno della pinza, scongiurando il contatto delle mie parti vitali con queste infide rocce. Mamma Brembo ci ha concepiti forti e robusti: io sono realizzata in alluminio, partendo da un blocco unico di alluminio fuso.
Ore 13.20: questo tratto di dune sembra non finire più. È un continuo su e giù a cui assisto per buona parte del tempo da spettatrice. I freni infatti non servono per arrivare in cima, basta dosare l’acceleratore per non rischiare di rimanere insabbiati o di scavallare ad una velocità esagerata. Sento alcune parti dell’auto che si lamentano perché la sabbia è finita dappertutto: “Ho la sabbia nelle mutande” dice un componente di cui preferisco non fare il nome. Io invece non posso lamentarmi perché sono stata disegnata per evitare che la sabbia si accumuli al mio interno e così comprometta il mio funzionamento.
Ore 14.40: abbiamo superato anche il quinto checkpoint della giornata e tutto sembra procedere per il meglio. Ho avuto modo di riposare nei tratti sabbiosi ed ora mi sento in piena forma. A patire lo sforzo è soprattutto la pastiglia che a furia di sfregarsi contro il disco si è snellita: alla partenza aveva uno spessore di 18 mm mentre ora misura circa 15 mm (ma dopo una tappa Marathon scende a 11 mm). A differenza di altre pastiglie, però, che quando dimagriscono si sformano, la mia amica si è consumata in maniera uniforme grazie alla presenza al mio interno di 6 pistoni che lavorano su tutta la sua superficie.
Ore 16.25: la tappa volge al termine, bisogna dare il tutto per tutto. Su questo sterrato si raggiungono buone velocità, anche in curva e il pilota si sta sicuramente divertendo: per restare in traiettoria si serve spessissimo dei freni, correggendo di continuo la linea dell’auto. Ciò però non lascia “ciclare” l’impianto frenante che è sempre sotto pressione: il fluido freno Brembo arriva a raggiungere i 250 °C, ma il suo punto di ebollizione è molto superiore alla media e quindi conserva inalterate le sue qualità. Anche la pinza e i dischi faticano a raffreddarsi ma grazie alle ventilazioni personalizzate si riesce a contenere questi valori.
Ore 17.30: la speciale è conclusa. stiamo raggiungendo il bivacco a velocità di crociera attraverso alcuni chilometri di trasferimento. Siamo tutti su di giri per aver portato a termine un’altra giornata in maniera impeccabile. È il momento dei saluti perché una volta raggiunto il bivacco i meccanici smonteranno l’auto. Non vediamo l’ora di essere tra le loro mani per le operazioni di pulizia, anche se mi imbarazzo sempre perché ispezionano ogni nostra cavità per verificare che non ci siano problemi. Se come credo i meccanici mi dichiareranno idonea, domani sarò nuovamente in gara, a differenza del disco e della pastiglia che vengono sostituiti dopo ogni tappa. Ora scusatemi ma vado a telefonare a casa